La crisi d’impresa è un fenomeno complesso e multifattoriale che può colpire qualsiasi azienda, indipendentemente dalla sua dimensione o settore di attività. Nella gestione di una situazione di crisi, gli amministratori devono agire con tempestività e responsabilità per salvaguardare gli interessi dell’azienda e dei creditori. Tra gli strumenti a loro disposizione, il Concordato preventivo semplificato è una soluzione efficace per affrontare la crisi e proteggere le diverse parti coinvolte, ma il suo successo dipende in gran parte dall’azione tempestiva e diligente degli amministratori stessi.

Cos’è il Concordato preventivo semplificato?

Il Concordato preventivo semplificato è uno degli strumenti individuati dal Nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza che consente alle imprese in difficoltà di negoziare con i creditori un piano di ristrutturazione del debito, al fine di evitare la bancarotta. Questa procedura prevede un accordo tra l’azienda e i suoi creditori, al fine di ridurre il debito complessivo e consentire alla società di riprendere una normale attività imprenditoriale.

Si tratta senza dubbio di una importantissima novità legislativa e, contemporaneamente, di un allargamento della sfera delle responsabilità in capo agli amministratori.

Il testo del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 152 del 1 luglio 2022 pone particolare attenzione al tema del concordato preventivo semplificato, dispositivo realizzato con l’intento di semplificare le procedure e tra queste si rilevano:

  1. Concordato preventivo semplificato con continuità aziendale (diretta o indiretta)
    Dal piano concordatario dovrà risultare in modo chiaro, ed un soggetto terzo dovrà certificarlo, le modalità attraverso le quali potrà essere garantita la continuità aziendale; allo stesso tempo il piano dovrà prevedere la strategia attraverso la quale soddisfare al meglio gli interessi dei creditori sulla base della disciplina applicabile.
  2. Il Concordato preventivo semplificato con finalità liquidatorie (soluzione residuale)
    La strategia individuata per raggiungere la continuità aziendale passa attraverso la combinazione di due diversi parametri:
    – l’acquisizione di risorse patrimoniale che dovranno essere apportate dall’esterno in misura non inferiore al 10% di un ipotetico piano di liquidazione giudiziale;
    – risorse non inferiori al 20% delle passività.

Il Concordato preventivo semplificato si distingue dal Concordato preventivo ordinario per la sua maggiore snellezza e rapidità, grazie a procedure semplificate e ad una riduzione dei costi e degli oneri legati all’iter processuale.

Il ruolo degli amministratori nella gestione della crisi di una società

Gli amministratori di una società in crisi hanno il dovere di agire con la massima responsabilità e diligenza per proteggere gli interessi dell’azienda e dei creditori. Essi devono valutare attentamente le opzioni a disposizione e scegliere la soluzione più adeguata ad affrontare la crisi, tenendo conto delle peculiarità e delle esigenze dell’impresa.

Nel caso del Concordato preventivo semplificato, gli amministratori devono individuare tempestivamente la situazione di crisi e intraprendere le azioni necessarie per avviare la procedura. Essi dovranno poi elaborare un piano di ristrutturazione credibile e sostenibile, che tenga conto delle aspettative dei creditori e delle prospettive di ripresa dell’attività aziendale.

Se gli amministratori non agiscono con la dovuta tempestività e diligenza nella gestione della crisi, potrebbero essere ritenuti responsabili per eventuali danni causati all’azienda o ai creditori. La responsabilità degli amministratori può derivare da azioni o omissioni che abbiano contribuito al peggioramento della situazione finanziaria dell’impresa o che abbiano ostacolato il successo del Concordato preventivo semplificato.

Inoltre, gli amministratori potrebbero essere chiamati a rispondere dei debiti dell’azienda in caso di insolvenza o di fallimento, qualora fosse provato che la loro condotta negligente abbia determinato la crisi o abbia impedito il recupero dell’attività.

Portiamo un esempio concreto: supponiamo un’azienda che opera nel settore manifatturiero.

La situazione: questa azienda è stata colpita da una crisi economica e ha perso dei clienti molto importanti. Di conseguenza, l’azienda ha accumulato debiti e non è più in grado di sostenere le proprie operazioni. Gli amministratori, in qualità di responsabili della gestione dell’azienda, devono valutare attentamente la situazione e decidere se ricorrere al Concordato preventivo semplificato. Questo strumento permette all’azienda di proporre un piano di ristrutturazione dei debiti ai propri creditori, che può includere dilazioni, sconti o conversioni dei crediti in azioni. Se la proposta viene accettata dalla maggioranza dei creditori, il piano diventa vincolante.

Gli amministratori di questa azienda hanno il dovere di agire nel migliore interesse dell’azienda e dei suoi creditori. In particolare, devono:

  1. Valutare tempestivamente la situazione: Gli amministratori devono essere consapevoli della situazione finanziaria dell’azienda e riconoscere i segnali di crisi. Se ritardano nell’affrontare il problema, potrebbero essere ritenuti responsabili per aver aggravato la situazione.
  2. Cercare consulenza: Gli amministratori dovrebbero consultare esperti legali e finanziari per valutare le opzioni disponibili e scegliere la soluzione più adatta alle esigenze dell’azienda.
  3. Comunicare con i creditori: Durante il processo di Concordato preventivo semplificato, gli amministratori devono mantenere un dialogo aperto con i creditori, informandoli sulla situazione dell’azienda e sulle proposte di ristrutturazione.
  4. Monitorare l’attuazione del piano: Una volta approvato il piano di ristrutturazione, gli amministratori devono vigilare sulla sua attuazione e assicurarsi che vengano rispettati gli impegni presi nei confronti dei creditori.

Seguendo il ragionamento dell’esempio, ricordiamo che gli amministratori di una società possono essere ritenuti responsabili se la conducono al fallimento. Infatti l’articolo 2394 bis del Codice Civile stabilisce che in caso di fallimento, liquidazione coatta amministrativa o amministrazione straordinaria, il curatore fallimentare, il commissario liquidatore e il commissario straordinario possono promuovere azioni di responsabilità contro gli amministratori, come previsto dai precedenti articoli.

Il Tribunale di Milano (cfr. Cass. Sez. I, 22.10.1998. n. 10488; Trib. Milano, 8.10.2001) ha affermato che con il fallimento, il curatore fallimentare acquisisce il diritto di esercitare le azioni di responsabilità previste dagli articoli 2392, 2393 e 2394 del Codice Civile, in un’unica azione indivisibile. Può quindi chiedere il risarcimento danni agli amministratori sia per responsabilità contrattuale verso la società sia per responsabilità extracontrattuale verso i creditori sociali. Secondo il Tribunale, il cosiddetto “deficit fallimentare” può essere attribuito agli amministratori per cattiva gestione societaria, quando il curatore fallimentare non è in grado di individuare le singole responsabilità nella non corretta tenuta della contabilità che ha portato al fallimento.

È un principio inevitabile. Se una società fallisce o ricorre ad altre procedure previste dal nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza, il curatore fallimentare avrà tutto l’interesse ad agire contro gli amministratori per verificare se lo stato della società è dovuto a negligenza individuale o collettiva.

Le difficoltà economiche di un’impresa sono una situazione complessa che necessita di una conduzione oculata e scrupolosa da parte degli amministratori. Il concordato preventivo semplificato è un mezzo efficace per gestire la crisi e tutelare le esigenze dell’impresa e dei finanziatori, ma il suo buon esito dipende in gran parte da un intervento rapido e meticoloso degli amministratori, che tuttavia possono essere ritenuti colpevoli per eventuali danni arrecati all’impresa o ai creditori.

 


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